Conferenza “Cambia il clima… e l’apicoltura?”
Nuove e vecchie strategie per un’apicoltura in crisi.
Sabato 30 novembre 2024 alle ore 16:30
Relatore: Paolo Fontana (naturalista, entomologo, ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach e presidente della World Biodiversity Association)
Info FTA: Formazione riconosciuta per gli aderenti al Marchio Miele Apisuisse.
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Introduzione a cura di P. Fontana. Il grave problema del declino degli impollinatori è da ormai alcuni anni di dominio pubblico e le cause sono state individuate principalmente in problematiche di tipo ambientale e cioè nelle modificazioni degli habitat con perdita di flora soprattutto dovuto alla riduzione dei prati pascoli e alla cementificazione, all’uso di pesticidi ed alle modificazioni climatiche. Nel quadro del declino della api anche l’apicoltura sta attraversando una grave crisi. Nel caso dell’apicoltura alle problematiche ambientali si aggiungono però aspetti del tutto peculiari e derivanti dalla gestione della specie Apis mellifera. La diffusa consuetudine di acquistare api selezionate da territori anche lontani o appartenenti a linee genetiche non autoctone, ha interrotto il millenario e continuo adattamento di questa specie alle locali condizioni. L’uso di nutrizioni sempre più intense impedisce una selezione sensata e porta al mantenimento di caratteri negativi. Le tecniche apistiche che oggi utilizziamo sono poi basate su una standardizzazione che vede usare le stesse tecniche e le stesse arnie da Lampedusa alle Alpi. Per provare a superare questo grave periodo di crisi, l’apicoltura deve prendere atto sia delle problematiche ambientali (verso le quali poco può fare l’apicoltore) ma deve soprattutto mettere sotto esame le proprie pratiche, verificando quanto siano sensate. L’apicoltura deve quindi partire da sé stessa per trovare delle risposte efficaci. Due sono le strade da battere in tal senso. In primo luogo, è importante ripercorrere la storia dell’apicoltura locale per vedere cosa si sia perso rispetto ad allora e cosa possa essere recuperato oggi ragionevolmente. In secondo luogo, bisogna riportare l’apicoltura nell’alveo della stretta biologia dell’Apis mellifera. Solo una apicoltura che permetta a questa specie di esprimere a pieno le sue potenzialità e che favorisca e non reprima quanto ha raggiunto in milioni di anni di evoluzione, potrà affrontare le sfide del presente e del futuro. Bisogna ripartire dalle api e dalla natura che di sicuro hanno tutte le risposte.